di GIANLUCA COLITTA
Terzo appuntamento con le pocket foto di Gianluca Colitta. Una raccolta di scatti che - attraverso la mediazione dello smartphone - registra lo straniamento del passeggiatore contemporaneo di fronte alla città, e solleva l’immagine dalla percezione della sua inquadratura.
Con l’invenzione dei fiammiferi verso la fine del secolo, comincia una serie di innovazioni tecniche che hanno in comune il fatto di sostituire una serie complessa di operazioni con un gesto brusco. Questa evoluzione ha luogo in molti campi; ed è evidente, ad esempio, nel telefono, dove al posto del moto continuo con cui bisognava girare la manovella dei primi apparecchi, subentra lo stacco del ricevitore. Fra i gesti innumerevoli di azionare, gettare, premere ecc., è stato particolarmente grave di conseguenze lo «scatto» del fotografo. Bastava premere un dito per fissare un evento per un periodo illimitato di tempo. L’apparecchio comunicava all’istante, per così dire, uno choc postumo. A esperienze aptiche di questo genere si affiancavano esperienze ottiche, come quelle che suscita la parte degli annunci in un giornale, ma anche il traffico delle grandi città. Muoversi attraverso il traffico comporta per il singolo una serie di choc e di collisioni. Negli incroci pericolosi è percorso da innervazioni in rapida successione, come dai colpi di una batteria. Baudelaire parla dell’uomo che s’immerge nella folla come in un serbatoio di energia elettrica. E lo definisce subito dopo, descrivendo così l’esperienza dello choc, «un caleidoscopio dotato di coscienza». Se i passanti di Poe gettano ancora, apparentemente senza motivo, occhiate da tutte le parti, quelli di oggi devono farlo per forza per tener conto dei segnali del traffico. Così la tecnica sottoponeva il sensorio dell’uomo a un training di ordine complesso. Venne il giorno in cui il film corrispose a un nuovo e urgente bisogno di stimoli. Nel film la percezione tramite choc si afferma come principio formale. Ciò che determina il ritmo della produzione alla catena di montaggio, condiziona, nel film, il ritmo della ricezione.
WALTER BENJAMIN, Di alcuni motivi in Baudelaire, 1938-39
*GIANLUCA COLITTA
Gianluca Colitta è cineasta, fotografo e insegnante italiano. È laureato in Lettere con una tesi in Storia del Cinema. Dal 2004 a oggi ha realizzato video sperimentali, cortometraggi, progetti di fotografie, alcune performance e video-installazioni, e un libro. Ha fondato una società di cinema e arti visive e un blog di immagini, collabora con riviste, insegna italiano agli stranieri, tiene corsi di sceneggiatura. I suoi lavori sono stati presentati in Italia, Belgio, Cina, Romania, Regno Unito, Austria, Spagna, India, Finlandia e Stati Uniti.
Vive e lavora a Bruxelles.
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