top of page
Immagine del redattoreZetaesse

Bocconi

foto di FLAVIANA FRASCOGNA

In principio fu l’hashtag. #foodporn, oppure #pornfood, praticamente intercambiabili. Chiunque sia pratico dei social – anche l’avventore occasionale – conosce questo termine: lo ha scoperto trovandosi di fronte a rappresentazioni fotografiche di cibi fuori dal comune, bombe caloriche e concentrati di zuccheri o grassi che provocherebbero un infarto immediato a qualsiasi nutrizionista.

Ma in pochi sanno che il termine era stato coniato nel 1984 dalla scrittrice femminista Rosalind Coward, autrice di Female Desire: Women’s Sexuality Today: «il fatto che dovremmo aspirare a produrre cibo perfettamente rifinito e presentato, è il simbolo di una partecipazione compiacente e gradevole nel servire gli altri. La pornografia del cibo sostiene esattamente questi significati relativi alla preparazione del cibo. La tipologia di foto usate rimuove sempre il processo di produzione di un piatto. È sempre fastosamente illuminata, spesso ritoccata».

Cosa vuol dire, per noi, #foodporn? Ha qualcosa a che fare con il sesso, con l’esaltazione della sua performance iperbolica e, di fatto, con un regime di finzione. Il regime visivo della pornografia gastronomica mira a provocare nello spettatore il desiderio di mangiare, attraverso una glorificazione del cibo e del suo aspetto iconografico. Ha un forte impatto psicologico perché, come ha scritto Cari Romm, «l’imitazione esagerata può causare un richiamo più forte della cosa reale».

Questi bocconi, postati dalla fotografa partenopea Flaviana Frascogna sul suo profilo Instagram, destrutturano l'immagine e, di conseguenza, il messaggio della pornografia del cibo. Sottraggono volutamente l'oggetto-cibo a quelle regole compositive e di illuminazione che ne esaltano l'aspetto ed invogliano lo spettatore al suo consumo. Il desiderio si staglia contro piccoli scogli: un flash esagerato, colori troppo saturi, una carta oleata che dalla pizza ci allontana. Se per altri classificheremmo queste ingenuità come errori, nel caso di chi perfettamente conosce e gestisce tecnica e linguaggio fotografico, parleremo di scelte, o meglio ancora, di provocazioni.




*FLAVIANA FRASCOGNA

Nasce a Napoli nel 1981. Laureata in Sociologia alla Federico II, è Cultore della Materia in Antropologia Visuale ed Etnofotografia. Insegna fotografia e collabora con diverse agenzie fotogiornalistiche e di comunicazione. Ha pubblicato su diversi magazine italiani e stranieri e ha esposto in gallerie e musei nazionali. I suoi progetti personali esplorano temi legati all’isolamento.

Comments


bottom of page