di ALESSIA CAPASSO
LA GRANDE A
Giulia Caminito
Giunti, Milano 2016
Anghareb, ripeté la madre, così si dice, è un letto leggero, ci si riposa bene, e quando sorge il sole vieni tu a dormire al posto mio, facciamo il cambio, come al lavoro.
La brandina era appoggiata contro il muro, direttamente a terra.
E se piove?
Qui non piove da nove anni.
E se arrivano i cani randagi?
Li scacci col fuoco o ti metti a gridare, vedrai che vanno via.
E se non vanno via?
Gli sparo.
Un libro che suda. Il romanzo d'esordio dell'autrice romana Giulia Caminito prende avvio idealmente dalle memorie di una nonna, “costretta” all'anticonformismo e al femminismo, prima che venissero codificati. Dall'Italia all'Africa. Dal Duce al Negus. Dal gelo di Legnano all'arsura di Assab. Bimba minuta e bistrattata sotto il fascismo, ragazzina timida nell'immediato dopo-guerra italico, la Giada diventa donna tra caffè salati, gazzelle, debiti e deserti, inseguendo una madre camionista con l'aria da diva e un aitante asmarino, cui toccare la fronte nel letto prima che scappi nuovamente a rincorrer chissà cosa. Nella cornice di un'Italietta coloniale, intimamente fascista, provinciale anche nei suoi traffici internazionali, due donne, diverse e alleate, si ritagliano uno spicchio di vita sotto il sole cocente della Grande A.
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*ALESSIA CAPASSO
Ha contribuito a fondare zetaesse. Era destinata alle arringhe in tribunale, ma si è inventata fotografa. Concepita a Lampedusa, partenopea di nascita, la scambiano per fiamminga per le strade di Bruxelles, dove attualmente vive e lavora. alessiacapasso.com
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