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Immagine del redattoreZetaesse

#Graceland


È incredibile cosa accade quando smetto i panni di Rick e mi trasformo in Elvis. Quando ho indosso il costume e i suoi abiti, ovunque vada, sono Elvis! E posso fare tutto ciò che voglio, o quasi. Avverto il carisma di Elvis e l’effetto travolgente che esercitava sulle persone. Posso entrare in qualsiasi edificio senza che vengano fatte domande, le persone sono semplicemente rapite. A dirla tutta, penso che potrei entrare indisturbato alla Casa Bianca!


RICK MARINO, Be Elvis! A guide to Impersonating the King

A partire dal romanticismo, il tema del doppelgänger è diventato un motivo ricorrente nella letteratura europea e americana, indicando un duplicato spettrale o reale di una persona vivente o uno spirito incapace di eclissarsi. La letteratura dell’Ottocento e del Novecento ha utilizzato il doppio per rappresentare due facce contrapposte o complementari di un personaggio, mostrandone non solo il conflitto interiore ma le contraddizioni e le divisioni.

Nel suo saggio sul perturbante Freud riconduce il tema del doppelgänger alla paura della morte e dell’immortalità dell’anima per poi sottolineare che il raddoppiamento dell’immagine ha spesso il valore di un’istanza normativa di stampo morale e religioso.

La dicotomia del doppio, dunque, possiede nella sua struttura un indice di molteplicità: il processo di sdoppiamento oltrepassa l’ideale unità del soggetto, potendo disporre delle infinite chances di variazione simmetrica comprese fra la somiglianza e il contrasto.

In questo gioco di slittamenti e moltiplicazione il doppelgänger è stato affiancato in molti casi alla parodia, il cui scopo non risiede solo nella produzione di un effetto ridicolo, ma trattiene nel prefisso la connotazione di complicità e accordo (para come “accanto”). In questa dualità della parodia e del doppio si trova, per esempio, il paradosso postmoderno, vale a dire l’apparente contraddizione di utilizzare il passato per sovvertirlo e al tempo stesso perseguirlo.

Quando Elvis Presley trova la morte nel 1977, il re del rock’n’roll non lascia soltanto un’eredità fatta di 120 milioni di copie vendute e centinaia di hits. Se i primi epigoni sono comparsi sulla scene quando the King era ancora in vita – arrivando a esibirsi con lui sul palco –, la scomparsa di Elvis provocò la diffusione di un fenomeno di emulazione e idolatria che oggi conta più di 50.000 sosia e imitatori. Molti degli Elvis Tribute Artists (ETAs) hanno solo una vaga somiglianza con l'originale, e dovuta per lo più al classico ciuffo scuro, agli occhialoni o ai costumi appariscenti. Gli ETAs hanno aspetti ed età differenti, appartengono a razze e generi diversi: donne, afroamericani, ci sono Elvis in Messico o in Giappone, sono in molti dall’Inghilterra, dalla Norvegia o dal Belgio. Non è necessario somigliare a Elvis, ma essere in grado di cantare e soprattutto muoversi come lui. E se in molti tra i suoi fan ritengono che Elvis sia vivo e vegeto, non possiamo escludere che abbia partecipato a uno dei tanti contest in giro per il mondo o che si sia divertito seduto tra il pubblico ad assistere alle performance dei suoi aspiranti sosia.



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