di RENATA SORO
Gli storici della letteratura e dell’arte sanno che fra l’arcaico e il moderno c’è un appuntamento segreto, e non tanto perché proprio le forme piú arcaiche sembrano esercitare sul presente un fascino particolare, quanto perché la chiave del moderno è nascosta nell’immemoriale e nel preistorico. Cosí il mondo antico alla sua fine si volge, per ritrovarsi, ai primordi; l’avanguardia, che si è smarrita nel tempo, insegue il primitivo e l’arcaico. È in questo senso che si può dire che la via d’accesso al presente ha necessariamente la forma di un’archeologia. Che non regredisce però a un passato remoto, ma a quanto nel presente non possiamo in nessun caso vivere e, restando non vissuto, è incessantemente risucchiato verso l’origine, senza mai poterla raggiungere. Poiché il presente non è altro che la parte di non-vissuto in ogni vissuto e ciò che impedisce l’accesso al presente è appunto la massa di quel che, per qualche ragione (il suo carattere traumatico, la sua troppa vicinanza) in esso non siamo riusciti a vivere. L’attenzione a questo non-vissuto è la vita del contemporaneo. E essere contemporanei significa, in questo senso, tornare a un presente in cui non siamo mai stati.
GIORGIO AGAMBEN, Che cos'è il contemporaneo?
*RENATA SORO
Nasce in Sardegna ma sviluppa la sua formazione artistica a Genova dove risiede e lavora. Espone dal ‘’90‘’ in Italia e all’estero. L’aspetto analitico della sua pittura appare nella scelta di operare entro una dimensione ciclica e seriale come nelle personali del 2006 e 2009 che proponevano un repertorio di soggetti immersi in un clima sospeso e perturbante.Particolarmente emblematico il ciclo dedicato all’infanzia dove l’identità dei bambini appare trasfigurata da elementi decadenti come fiori, piume, tatuaggi. È stata protagonista del primo progetto curatoriale sviluppato da Zetaesse.
Kommentare