a cura di ALESSIA CAPASSO, GAETANO FISICARO, ALESSIO PADUANO, MAURO PAGNANO
Pur non essendo un road trip, questo portfolio indigesto ed extralarge sulla terra o meglio le terre avvelenate della Campania è fatto di chilometri: un viaggio all'ombra del Vulcano per antonomasia, lungo quel groviglio di cemento e automobili noto come Asse Mediano, che collega decine di comuni dell'area Nord di Napoli e alcuni dei principali siti industriali della zona. Un lungo peregrinare, in comuni e province diverse, tra cave, discariche, masserie, sottopassaggi, campagne, spiagge, in cui sono stati sversati circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti tossici industriali. Un disastro ambientale e umano, che ha comportato un incremento impressionante di malattie oncologiche e allergiche, spesso trasformatesi in decessi prematuri. Disastro imposto dalla connivenza tra criminalità organizzata, vertici industriali, esponenti politici, avvocati, autorità locali ed esponenti delle forze dell'ordine, in un piano criminale sistematico e continuativo. Secondo Legambiente, dal 1991 al 2013 sono state 82 le inchieste giudiziarie per traffico di rifiuti, concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, con il coinvolgimento di 443 aziende, la stragrande maggioranza di queste ultime con sede sociale al centro e al nord Italia. Nel corso del processo Spartacus, la gravità e l’ampiezza di quanto andava emergendo ha spinto per la prima volta in Italia a configurare il delitto di disastro ambientale in capo a Cipriano Chianese, avvocato e imprenditore di riferimento del clan dei Casalesi.
Da sotterranea che era, la contaminazione è emersa con irruenza attraverso la potenza volatile quanto spettacolare degli incendi, appiccati a materiali tossici o diventati tossici per la combustione. Potenza visiva e semantica, tale che l'intera area è stata ribattezzata Terra dei Fuochi.
Oggi in Campania regna fortissimo un senso di sfiducia. Si ha paura anche delle bonifiche. E non a torto. Nella videoinchiesta di Lorenzo Giroffi, Raffaello Magi, giudice estensore della sentenza del processo Spartacus, spiega:
Non dobbiamo pensare ai criminali come se fossero soggetti sprovveduti capaci di ricorrere solo a un controllo militare del territorio, ma a soggetti che hanno la capacità di creare imprese a oggetto lecito finalizzate a intercettare fondi e finanziamenti pubblici attraverso l’accordo con imprenditori provenienti dal Nord Italia e detentori del know-how specifico per realizzare bonifiche, ad esempio nella gestione delle acque contaminate.
Gli scatti raccolti in questa galleria tracciano una mappa dei luoghi contaminati, come anche di strenue battaglie. Personalissime, quelle di chi affronta la malattia o reagisce alla perdita dei propri cari. Diffuse, come quelle delle comunità locali impegnate nella difesa del territorio. Lotte parallele, condotte con strumenti tra loro differenti e complementari: dai presidi alle manifestazioni, dalle preghiere ai ricorsi in tribunale, dalle informazioni mediche alle denunce in rete.
UN LAVORO COLLETTIVO
Portfolio collettivo non di nascita, avendo ciascuno dei fotografi lavorato autonomamente, ma che lo è diventato in un secondo momento. Per scelta e per necessità, data la vastità delle storie, dei territori e il lungo orizzonte temporale: dove uno non è potuto andare, ci è arrivato l'altro. Circostanza che non sminuisce il lavoro del singolo, ma offre sponda e supporto. In ogni caso, portfolio frutto di sintesi, alla ricerca di una coerenza visiva che non sacrifichi l’angolo specifico di ciascun autore, e risulti tuttavia leggibile come unicum. Un portfolio indigesto anche per chi lo ha scattato. La cosiddetta Terra dei Fuochi ha chiamato all'appello un'intera generazione di fotogiornalisti, nazionali e internazionali. I fotografi che hanno contribuito a questa anteprima per zetaesse sono locali (per nascita o per scelta), ma le loro immagini sono state pubblicate e premiate soprattutto all'estero. Impegnati in un lungo lavoro di documentazione, a prescindere da specifiche commissioni, vivono sulla loro pelle il disagio tra il dovere di testimoniare e il rispetto per l'intimità di storie delicate. La vicinanza geografica e umana talvolta rende più labile il confine tra documentazione e denuncia, tra informazione e lotta. L'obiettivo non sempre funge da filtro per facilitare il distacco, ma amplifica l'orizzonte interiore dello sdegno e della rabbia.
*ALESSIA CAPASSO
Ha contribuito a fodnare zetaesse. Era destinata alle arringhe in tribunale, ma si è inventata fotografa. Concepita a Lampedusa, partenopea di nascita, la scambiano per fiamminga per le strade di Bruxelles, dove attualmente vive e lavora.
*GAETANO FISICARO
Fotografo documentarista. Laureato in Tossicologia dell'ambiente, frequenta un Master di fotogiornalismo. Membro del collettivo Photo Graphia e socio fondatore di Magma Foto. Attualmente vive e lavora a Napoli.
*ALESSIO PADUANO
Nasce a Napoli, il 4 agosto 1984. Dal 2010 lavora come fotogiornalista freelance, pubblicando sui principali magazines internazionali tra cui Newsweek, Le Monde, Time, Internazionale, The Guardian. Ha realizzato reportage fotografici in Italia, Romania, Tunisia, Egitto, Polonia, Ucraina, Ungheria, Serbia, Croazia, Francia e Grecia. Al momento si interessa di argomenti di attualità.
*MAURO PAGNANO
Nato a Napoli, 40 anni e laureato in giurisprudenza. Inizia la carriera da fotogiornalista solo dopo i 30 anni, quando comincia a occuparsi come attivista della questione ambientale nei territori dove vive: tra la provincia di Napoli e Caserta. Da anni è impegnato sulla questione Terra dei Fuochi, portando avanti un progetto fotografico in parte pubblicato su diverse testate italiane ed estere. Si occupa principalmente di progetti sul sociale e lavora in un'agenzia di comunicazione sociale che opera in un bene confiscato alla camorra.
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