a cura di ALESSIA CAPASSO
Siamo riusciti ad intervistare Antonio Toscano di Toscano Bricks mentre era impegnato a montare due documentari, lavorare in un’agenzia di comunicazione, girare un video con i LEGO commissionato dalla Lucas Film e traslocare per la terza volta da quando si è trasferito a Roma nel Novembre 2016. L’11 maggio è appena uscita la sua ultima fatica: il trailer The Last Jedi. Rigorosamente filmato con soli "mattoncini".
Da dove nasce l'idea di girare trailer coi LEGO?
All'inizio ero semplicemente un appassionato di questi filmati. Con i miei fratelli seguivamo i primi esperimenti su youtube, con una connessione a 56k. Ricordo in particolare uno sketch dei Monthy Python sul Sacro Graal. Quasi tutti i video erano in stop-motion e anch'io avevo iniziato a fare esperimenti con questa tecnica utilizzando i LEGO o, più raramente, con altri oggetti. La svolta è arrivata nel 2008 quando venne realizzato coi LEGO il trailer di The Dark Knight di Christopher Nolan come vero e proprio filmato.
Qual è stato lo step successivo?
In occasione della venuta di Ennio Morricone in Sicilia, ospite di un festival, realizzai un video della scena finale de Il buono, il brutto e il cattivo. La qualità non era eccezionale, ma Morricone mi ringraziò e si complimentò per il lavoro. Mi servì da stimolo. Il salto vero e proprio l’ho fatto mentre studiavo al Centro Sperimentale di Cinema di Roma. Era appena uscito il trailer del film Man of Steel: mio fratello comprò il personaggio di Superman e per gioco provammo a realizzarne una versione coi LEGO. Realizzammo il filmato in 5 giorni con una macchina fotografica presa in prestito. Pochissimo rispetto a quanto tempo impiego adesso per realizzare un video della stessa durata. C'erano piccoli errori, ad esempio si vede la parete della mia camera da letto. Lo montai a Roma, aggiungendo alcuni effetti speciali. Lo caricai sul nostro canale youtube, che ancora non aveva iscritti, e il giorno seguente avevamo raggiunto 20 mila visualizzazioni, ottenute tramite una diffusione virale e spontanea. Anche la redazione di MTV ci dedicò un articolo. In quel momento abbiamo capito che il progetto aveva un pubblico.
Qual è il tuo rapporto coi LEGO?
Non penso di aver mai avuto altri giocattoli se non i mattoncini. Ne avevamo di tutti i tipi. Persino le ruspe (ben prima di Salvini, ndr). Con i miei fratelli ne volevamo sempre di più, ma non era un rapporto famelico. Semplicemente per Natale o per il compleanno chiedevamo (e ricevevamo) solo LEGO e videocassette della Disney.
Da qualche anno va di moda anche la legografia. C'è una differenza col tipo di lavoro che fate voi con i video, a parte il fatto che le vostre immagini sono in movimento?
In molti casi di legografia il mattoncino o il personaggio perde la sua funzione di giocattolo e diventa mezzo di espressione artistico. Spesso in queste foto i personaggi della LEGO sono posizionati in ambienti naturali e reali. Mi viene in mente il profilo Instagram creato da un pilota di aerei e dedicato al personaggio LEGO che porta con sé in tutti i propri viaggi. In questi casi il mondo abitato dai LEGO è quello "umano". Nei nostri video, invece, ricreiamo mondi interamente costruiti coi mattoncini. Non utilizziamo quasi mai elementi che non siano LEGO. Anche gli sfondi realizzati con il green screen, come uno sfondo di cielo con le nuvole, sono lavorati in un secondo momento affinché sembrino fatti di mattoncini.
Parleresti di uso ossessivo dei LEGO?
No, direi che fa parte del gioco. Quando un pupazzetto vola o si trova in una posizione "precaria", in molti utilizzano plastilina o al massimo del nastro adesivo. Io uso dei mattoncini per fornirgli un appoggio. Mi trovo davanti mattoncini e li uso per tutto quello che può servirmi. In sostanza davanti all'obiettivo ci sono sempre mattoncini. Nel video del backstage di X-Men, ad esempio, si vede come tutto il sostegno necessario per un’automobile che vola sia fatto esclusivamente con pezzi LEGO. La motivazione è innanzitutto pratica: nella stanza in cui lavoro, oltre al letto e al computer, lo spazio è occupato interamente da mattoncini.
Di quante ore hai bisogno per un filmato da tre minuti?
I trailer richiedono almeno un mese, lavorando tutti i giorni per almeno 8 ore al giorno.
Quindi è un lavoro?
Negli ultimi due anni mi ero dedicato solo a questo. Le entrate pubblicitarie su Youtube sono arrivate dopo il terzo video. Il video di Ant-Man ha raggiunto oltre 2 milioni di visualizzazioni (quello comparativo col trailer originale oltre 4 milioni, ndr). A quel punto sono arrivate le prime richieste di video su commissione. Adesso che ho trovato un vero e proprio lavoro, occupandomi soprattutto di montaggio, ho rallentato la produzione.
Quali sono le varie fasi di lavorazione e come ti impegnano?
All'inizio, non avendo la giusta dimestichezza, pensavo che la parte difficile fosse quella dell'animazione. In realtà la parte più complessa è costruzione dei set. L'ho capito realizzando il video di Big Bang Theory, per il quale dovevo ricostruire la storia del mondo – dai dinosauri ai cellular – i in 120 immagini tutte ambientate in scenari differenti e con personaggi diversi. È di gran lunga più faticoso e impegnativo costruire 120 set, ciascuno per una sola immagine, che costruirne 4 o 5 in cui girare varie scene. Quando invece non devo rifare un trailer, ma inventare un video da zero, oltre al set e al montaggio, bisogna scrivere la storia, la sceneggiatura, la regia. Come ho fatto per il video commissionato dai Linea 77.
Fai tutto da solo o c'è qualche altro maniaco che ti aiuta?
Siamo tre fratelli e abbiamo sempre amato tutti e tre i LEGO. Il primo esperimento insieme lo abbiamo realizzato nel 2005. Adesso ce ne occupiamo soltanto io e Andrea. Salvo qualche eccezione, sono io ad occuparmi della parte cinematografica (regia, riprese, animazione, montaggio), mentre mio fratello mi dà una mano innanzitutto nella scelta del cast, ovvero nella ricerca di quali personaggi utilizzare nelle riprese. Ha un archivio mnemonico incredibile, riesce a ricordare personaggi LEGO usciti anche 11 anni fa. È sempre lui, inoltre, a occuparsi della rassegna stampa e della dimensione social del canale.
In quale accezione di ossessione metteresti il tuo rapporto con i LEGO?
Penso in primo luogo a entusiasmo nel senso greco del termine, ovvero passione che si autoalimenta. Quando ci provi, il risultato che ottieni è carburante per fare meglio la prossima volta: "Lo abbiamo fatto, facciamolo meglio". Poi l'ossessione si lega alla nostra passione per il tipo di film di cui facciamo i trailer. Cerchiamo di far coincidere il nostro modo di girare un video e la maniera in cui a noi piacerebbe vederlo. Questo deriva anche dal fatto che nei nostri lavori recuperiamo immagini persistenti che appartengono al mondo delle nostre passioni, sia in termini di LEGO che del nostro immaginario cinematografico.
Chiaramente per noi ossessione coincide anche con precisione. Un'accuratezza che si manifesta quando costruiamo scene con giocattoli LEGO in commercio, ma che non sono state prodotte ufficialmente dall’azienda per rappresentare certi personaggi o certe storie. Mi viene in mente 50 Sfumature di Grigio , che è di quanto più lontano possa esistere dal mondo LEGO. Un giornale statunitense, in quel caso, ha riconosciuto che il pupazzetto da noi scelto per rappresentare Russell Crowe effettivamente somiglia molto all'attore neozelandese. Nel primo video di Superman abbiamo usato tutto quello che di LEGO già avevamo in casa. Da lì in poi abbiamo iniziato a comprare tutta una serie di pezzi e di pupazzetti che potevano esserci utili in vari video, andando a collezionare un'ampia serie di sole facce, capelli o pezzetti minuscoli acquistati soprattutto dall'estero. In questo voler realizzare a tutti i costi un prodotto più aderente possibile all'originale o alla nostra aspettativa direi che rientriamo nell'accezione di ossessione più prossima alla maniacalità.
La nostra generazione (quella tradizionalmente definita millenials) è particolarmente legata ai ricordi d'infanzia, come giocattoli o cartoni animati. Trovi questo rapporto sia malsano o stimolante?
Viviamo in un'epoca in cui l'età dell'oro, da sempre stigmatizzata, coincide per noi nell'infanzia perduta. Personalmente, avendo iniziato la scuola con un anno di anticipo, credo di aver sofferto per aver giocato un anno in meno. Adesso ho quasi 30 anni e sto ancora qua a giocare, per lavoro, coi mattoncini. In generale, credo che il legame con l'infanzia sia positivo quando si trasforma in qualcosa di creativo e non si limita ad un'operazione nostalgia, ma è frutto di passioni e capacità , che siamo in grado di usare per realizzare progetti in cui ci sentiamo coinvolti. L'unico rischio di questa ricerca può essere nello riscoprire ciclicamente delle cose, senza crearne di nuove.
Hai un personaggio a cui ti senti particolarmente legato?
Sia io che Andrea abbiamo un pupazzetto ispirato alle nostre fattezze. Il mio l'ho creato quando avevo 18 anni. Anche se oggi nemmeno mi somiglia più, visto che ora ho la barba, continuo a farlo apparire in tutti i miei video, un po' come faceva Hitchcock con se stesso.
*ALESSIA CAPASSO
Ha contribuito a fondare zetaesse. Era destinata alle arringhe in tribunale, ma si è inventata fotografa. Concepita a Lampedusa, partenopea di nascita, la scambiano per fiamminga per le strade di Bruxelles, dove attualmente vive e lavora.
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